lunedì 28 febbraio 2011

27.02.2011 - Pian Cavallone

Prevedevano una brutta giornata, con pioggia, neve e quant'altro, invece domenica mattina apro gli occhi e chi ti trovo che inizia ad alzarsi in cielo? Il Sole!
Preso dall'euforia, faccio colazione e decido di infilarmi gli abiti da supereroe: fuseaux attillati blu elettrico (o azzurro puffo, se si preferisce), maglietta giallo limone con cappellino in tinta, scarpe arancione fluorescente. Il risultato e` decisamente a prova di orbo e mi soddisfa.
È gia` un po' tardi, ma provo ad incamminarmi da Ramello (vicino a Cambiasca - Verbania - Italia - Mondo) verso Alpe Pala con una vaga idea di proseguire per monti, lungo sentieri percorsi piu` volte negli scorsi anni. La gamba e` all'inizio un po` rigida, ma arrivo abbastanza rapidamente a Miazzina (quota 700m circa) e poi mi avventuro verso Pala lungo una mulattiera che, come tante in Valle Intrasca e Valgrande, non e` segnalata e tende a perdersi nel bosco. Per fortuna sono sul versante che guarda il Lago, piuttosto urbanizzato, e indovinando la via in mezzo agli alberi mi trovo rapidamente a costeggiare una proprieta` e di qui sulla strada asfaltata che mi conduce a Pala dove inizia a vedersi la neve.
Proseguo fino al parcheggio della Cappella Fina, circa 15 minuti di sentiero piu` sopra, ed inizia ad investirmi l'aria gelida di montagna: che fare? Consulto l'orologio e le gambe mi dicono di provare a salire, per cui mi incammino verso il Pian Cavallone a 1500m di quota con passo sciolto: la traccia e` ben battuta dal passaggio di altre persone (riconosco i segni delle ciaspole) ed il freddo intenso mantiene uno strato compatto e ruvido che si presta bene alla progressione in corsa leggera.
La salita e` entusiasmante: sono solo, sono al sole, ho i piedi asciutti e sto correndo in montagna sulla neve! Arrivo rapidamente fuori dal bosco sulla linea di cresta, larga e dolce, che porta verso il Pian Cavallone e qui inizio ad avere qualche sorpresa perche` la neve supera abbondantemente i 50cm e non sostiene i miei passi; la progressione diventa cosi` piu` faticosa, ma a questo punto sono davvero vicino alla meta e decido di proseguire. La montagna mi premia quando arrivo alla cappelletta sul passo del Pian Cavallone: il cielo e`  sgombro di nubi ed il vento e` assente e mi posso permettere alcuni lussi. Come quello di sedermi a mangiare un boccone o di cambiarmi la maglietta in tutta calma senza il rischio di surgelare, ma anzi permettendomi di sorridere quando mi vedo in scarpette da corsa, semisvestito, in un ambiente piu` consono a giacca a vento e sci.
Mi ricordo rapidamente di quanto niente sia regalato nel momento in cui cerco la traccia del sentiero che scende dal Pian Cavallone verso Caprezzo: dovrebbe essere, qui.. no un po' piu` in la`.. OPS NON C'E` UNA TRACCIA! E cosi` incomincio a farmi la mia traccia in corrispondenza del sentiero, facendomi strada nella neve fino al ginocchio.. cosa poco raccomandabile con il mio abbigliamento. La discesa e` tuttavia divertente e la condizione della neve mi permette di correre, con sommo piacere, e l'entusiasmo mi tradisce portandomi ad entrare nel bosco lungo una pista che non e` quella che intendevo seguire e piegando su un versante dove, se possibile, c'e` ancora piu` neve. Mi prende un pochino di sconforto ed inizio ad irrigidirmi per la fatica, il freddo ed un po` di timore di dover fare dietro front.
Scopro con piacere che scendendo mi ricongiungo con l'itinerario originale; questo fatto mi da morale ed energie per chiudere il giro, passando da Caprezzo e quindi ancora a Ramello.

Sono stando, molto stanco, ma soddisfatto da una domenica mattina sicuramente meno banale di tante altre.

lunedì 21 febbraio 2011

lettera aperta alla Direzione del Parco Valgrande

lla Spettabile Direzione del Parco Nazionale della Valgrande,

Premetto che sono un frequentatore di alcune zone del Parco e ad esso limitorfe da diversi anni, ma che non vivo ne` sono originario dell'area del Verbano. Penso di avere un buon punto di vista per osservare come si presenta il Parco ad un visitatore esterno e, al contempo, di capire a sufficienza alcune caratteristiche intrinseche di quest'area meravigliosa e dello sforzo che si sta facendo per preservarle.
Vorrei condividere ora alcune osservazioni maturate in questi anni, in cui ho frequentato le montagne della Valgrande da turista, da escursionista e da corridore.
  1. Recupero dei sentieri.
    Il passato piu` o meno recente ha lasciato in dote decine, forse centinaia, di chilometri di mulattiere, sentieri e percorsi che pian piano scompaiono nel bosco con il tempo. Ritengo che il recupero e la segnalazione efficace di una parte di questi percorsi possa permettere a tanti di apprezzare le meraviglie che la Valgrande nasconde, senza per questo stravolgere l'equilibrio che si sta creando. E` anche una questione di sicurezza per escursionisti che sono spesso invogliati a seguire percorsi ben definiti, ma che si rivelano in alcuni punti pericolosamente franati, interrotti, o che si perdono nel bosco.
  2. Segnalazione dei percorsi.
    I sentieri ancora percorribili esistono, tuttavia sono poco segnalati. C'e` abbondanza di tracce che partono e non si sa 
    dove finiscono, bivi e trivii senza un cartello, alpeggi da cui partono cinque/sei sentieri dove non e` indicato quello "giusto"; devo poi far notare che i segnavia sono una vera rarita`, tanto che su alcuni percorsi sono spuntati segnavia artigianali, presumo frutto della volonta` di un singolo.
    Ritengo personalmente che segnalare i percorsi, cosi` come recuperarne altrui, sia compatibile con la cosiddetta wilderness, in quanto il sentiero permette una sola forma di "turismo": a piedi e perdipiu` lungo percorsi comunque spesso faticosi e non accessibili alle masse.
  3. Promozione coordinata del Parco e delle iniziative.
    Riscontro spesso che gruppi di turisti stranieri arrivano ad addentrarsi nel Parco, spinti dalla curiosita` verso questo angolo nascosto di mondo, tuttavia non sempre sanno dove andare, dove lasciare l'auto, dove possono andare con i bambini e dove con una cordata di alpinisti. Ad oggi si trovano percorsi elencati sul sito del Parco, sul sito della Comunita` montana, sul sito dei Parchi Italiani. È un lavoroeccellente che pero` sarebbe meglio unificare su un unico canale e rendere coerente con 
    • le indicazioni stradali verso i parcheggi dove lasciare le auto;
    • i tabelloni in corrispondenza di questi parcheggi 
    • la recettivita` di questi punti di partenza - penso a Cicogna e a quanti si spingono su una stradina estremamente stretta, con il rischio di non trovare parcheggio, senza sapere che/se esiste un servizio navetta da Rovegro o dai campeggi di Fondotoce. 
Spero che le critiche siano recepite in modo positivo, in quanto l'area merita davvero di essere valorizzata. Ad oggi la fruizione di queste aree e` limitata a pochi volenterosi, come il sottoscritto, ed alle persone native del luogo.
Nel mio piccolo, e` mia intenzione dare risalto a questa piccola iniziativa con una pubblicazione su blog, per cui saro` disponibile a pubblicare un eventuale risposta o proposta di azione da parte dell'Ente Parco.

Cordiali saluti,
Diego Trabucchi